Un concerto “speciale” per l’orchestra AlvaMod, accompagnata dai Septum Singers, si terrà giovedì 27 aprile alle 21 in Cascina Roccafranca (v. Rubino 45, Torino).

Per i giovani musicisti sarà un’occasione, leggera e mediata, per entrare in contatto con un argomento che solo apparentemente è distante dalla loro quotidianità: le mafie e come penetrano nella società.

La serata sarà strutturata in due momenti, pensati con due obiettivi diversi.

Il primo (che si terrà nel pomeriggio durante le prove), riservato ai ragazzi, sarà un momento di dialogo con Paola Bellone, autrice del libro “Tutti i nemici del Procuratore – L’omicidio Bruno Caccia”, nel quale si cercherà di ragionare sull’importanza dei propri comportamenti quotidiani come modo per combattere dal basso il radicamento delle organizzazioni criminali nella società.

Il secondo momento si terrà invece durante il concerto, quando la musica sarà intervallata da una breve presentazione del libro e accompagnata dagli spunti più significativi emersi durante il colloquio con i ragazzi.


Paola Bellone, cresciuta nel quartiere Mirafiori Nord di Torino, è vice procuratore onorario a Torino dal 2002. È autrice di articoli on-line sul precariato nella giustizia per “Possibile” e “Questione Giustizia”, delle biografie dei malavitosi pubblicate nel Catalogo dei viventi 2009 di Giorgio Dell’Arti e Massimo Parrini (Marsilio) e sul sito www.cinquantamila.it e coautrice di Precari (fuori)legge. Ogni giorno in tribunale (Round Robin 2013).


Tutti i nemici del Procuratore – L’omicidio di Bruno Caccia, ed. Laterza.

26 giugno 1983. Alcuni sicari uccidono a colpi di pistola il Procuratore capo di Torino.

Il delitto viene archiviato come omicidio di ’ndrangheta, ma le indagini portano alla luce una fitta trama di relazioni pericolose tra esponenti della criminalità organizzata, indagati eccellenti delle inchieste ‘scandalo’ coordinate da Bruno Caccia e – ciò che è più grave – pezzi della magistratura.

Un capitolo sconcertante della recente storia giudiziaria italiana, su cui pesano i silenzi del CSM.

Bruno Caccia fu ucciso dalla ’ndrangheta, senza alcun dubbio. Ma nell’anomala vicenda dell’unico omicidio di un magistrato commesso da un’associazione mafiosa nel Nord Italia rimangono molte ombre. Come sancì la seconda sentenza di appello per il delitto, infatti, e come confermò la Cassazione, il Procuratore fu ucciso in quanto «ostacolava la disponibilità altrui», cioè la disponibilità di altri magistrati verso i malavitosi. Esistono dunque, al di là degli esiti processuali, ben più ampie responsabilità che spiegano anche l’oblio a cui la vicenda è stata destinata.

Il libro passa in rassegna le inchieste aperte da Caccia e prende in esame documenti inediti e nuove testimonianze. Quello che emerge è una fitta trama di relazioni pericolose tra alcuni magistrati, alcuni esponenti della criminalità organizzata e gli indagati nelle inchieste ‘scandalo’, che in quel terribile 1983 coinvolgevano esponenti delle istituzioni, Guardia di Finanza, massoni.

La magistratura nel suo insieme ha avuto in questa vicenda – secondo l’autrice – responsabilità gravissime. È arrivato il momento di riconoscerle.

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